Sovranità Digitale: cos’è, perché è importante e come il cloud ne determina il futuro

Sovranità Digitale ed Europa
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La sovranità digitale è diventata uno dei temi più discussi in Europa negli ultimi mesi. La crescente complessità geopolitica, l’impatto delle normative europee e la dipendenza da tecnologie extra-UE stanno imponendo a imprese, MSP, system integrator e software house una riflessione profonda: chi controlla davvero i dati? E cosa significa “sicurezza” in un mondo sempre più cloud-centrico?

In questo articolo analizziamo in modo chiaro e aggiornato cos’è la sovranità digitale, quali normative la guidano e perché il cloud è oggi il punto più critico, ma anche la più grande opportunità, per proteggere davvero i dati aziendali.

Perché oggi si parla tanto di sovranità digitale?

Non esiste una sola motivazione, ma diverse.

  • Le tensioni geopolitiche e la dipendenza tecnologica. Negli ultimi anni gli equilibri globali si sono spostati rapidamente. Stati Uniti, Cina ed Europa stanno definendo approcci diversi alla gestione dei dati, alla sicurezza e al controllo delle piattaforme digitali. Questa dinamica crea dipendenze tecnologiche che possono impattare aziende e istituzioni europee, soprattutto quando infrastrutture critiche, come il cloud, sono gestite da attori extra-UE.
  • Il ruolo strategico dei dati per imprese e PA. I dati non sono più un semplice asset informativo, ma un elemento strategico per competitività, innovazione e continuità operativa. Per questo aumenta la necessità di:
    • controllarne la posizione geografica;
    • garantirne la protezione;
    • assicurare che non possano essere accessibili da normative straniere.
  • La spinta dell’Unione Europea a un modello digitale indipendente. Negli ultimi anni l’UE ha avviato un percorso chiaro verso l’autonomia digitale attraverso:
    • regolamentazione dei trasferimenti di dati;
    • rafforzamento della cybersecurity;
    • promozione di infrastrutture cloud europee.

Il risultato è un contesto che favorisce soluzioni cloud sovrane e conformi alle normative europee.

Che cos'è la sovranità digitale e quali sono i pilastri fondamentali?

La sovranità digitale è la capacità di un’organizzazione o di uno Stato di controllare pienamente i propri dati, le proprie tecnologie e i processi digitali, senza dipendere da fornitori soggetti a normative esterne.

Per comprenderla davvero, analizziamo i suoi tre pilastri fondamentali.

  1. Data Sovereignty: Riguarda il controllo sulla localizzazione fisica dei dati e sulle giurisdizioni che possono accedervi.
    Per un’azienda italiana questo significa avere certezza che:
    • i dati restino in Italia o in UE;
    • i dati non siano accessibili da soggetti o governi extra-UE;
    • i processi di replica, backup e DR siano pienamente trasparenti.
  2. Operational Sovereignty: si riferisce al controllo operativo delle infrastrutture ed è un punto cruciale per MSP e System Integrator che devono garantire sicurezza, auditing e accountability ai propri clienti. In sostanza, risponde alle seguenti domande:
    • chi può intervenire fisicamente?
    • chi gestisce accessi privilegiati?
    • quali figure hanno visibilità o permessi?
  3. Software & Cloud Sovereignty: indica la possibilità di utilizzare tecnologie e piattaforme che sono indipendenti da vincoli normativi extra-UE, non soggette a Cloud Act o leggi equivalenti ed infine, interoperabili e prive di lock-in.

Questi pilastri sono centrali per le aziende italiane in quanto rappresentano un presidio legale, tecnologico e operativo per garantire continuità, sicurezza e compliance in un ecosistema ICT sempre più complesso.

Le normative stanno cambiando il panorama: GDPR, Data Act, NIS2

La sovranità digitale non è un concetto astratto: è guidata da diverse normative integrate fra di loro, che ogni IT manager e provider di servizi dovrebbe conoscere.

  • GDPR per data residency e trasferimenti extra UE: il GDPR infatti, impone limiti stringenti sui trasferimenti di dati verso Paesi non adeguati. Le sentenze Schrems I e Schrems II hanno ulteriormente chiarito che i dati trattati da provider soggetti a leggi come il Cloud Act USA possono essere considerati non protetti, anche quando fisicamente ospitati in Europa.
  • Data Act per l’interoperabilità e portabilità: il Data Act introduce nuove regole per garantire la portabilità dei dati, evitare lock-in tecnologici, assicurare trasparenza dei processi cloud. Ed è molto rilevante per software house e provider SaaS.
  • NIS2 per sicurezza, resilienza e supply-chain: ne abbiamo già parlato in un altro articolo, tuttavia, la Direttiva NIS2 impone tra le altre cose controlli di cyber-security più rigidi, obblighi sulla supply chain e responsabilità dirette per MSP e SI.

Cosa cambia per MSP, System Integrator e Software House?

Tutte queste norme europee, seppur non tutte obbligatorie, pongono l’accento sul:

  • conoscere dove si trovano i dati;
  • documentare i fornitori e i subfornitori;
  • garantire continuità operativa e sicurezza nativa;
  • evitare esposizioni involontarie verso provider extra-UE.

Il cloud diventa l'elemento critico della sovranità: opportunità e rischi

Considerando queste richieste, il cloud è oggi la componente più esposta e soggetta ad attenzioni in quanto ospita dati sensibili, è gestito spesso da provider globali, prevede repliche automatiche e rappresenta la spina dorsale dei servizi digitali moderni.

Basta considerare che gli hyperscaler statunitensi sono soggetti al Cloud Act, che consente alle autorità USA di richiedere accesso ai dati aziendali anche se fisicamente conservati in Europa. Questo crea già un conflitto normativo con GDPR e Data Act. O ancora, il discorso delle repliche dei dati fuori UE. Molti provider globali utilizzano CDN globali, backup cross-region, subfornitori non europei, gestione R&D o supporto basati fuori UE. Tutto questo può generare trasferimenti di dati inconsapevoli.

È quindi possibile definire un vero cloud sovrano in Italia e in Europa?

Ad oggi, la risposta netta è no, in quanto, come dicevamo anche prima, non c’è una normativa completa che lo definisce. Tuttavia, è possibile definire alcune caratteristiche comuni che un cloud sovrano sicuramente rispetta come:

  • Garanzia di collocazione dei dati in Italia/UE, assenza totale di trasferimenti extra-UE e tracciabilità completa delle operazioni;
  • Conformità integrata a GDPR, Data Act, NIS2, standard di sicurezza e auditing avanzati come ISO 27001, 27017, 270178;
  • Adozione tecnologie indipendenti e no lock-in per cui aperte, interoperabili e non soggette a normative straniere;
  • Assistenza locale e trasparenza contrattuale, il supporto deve essere erogato da personale europeo, con contratti chiari e senza clausole di trasferimento.

Sfida o opportunità? Cosa cambia per le aziende italiane

Per le aziende italiane, soprattutto Software house, System Integrator, MSP e responsabili IT significa:

  • ridurre rischi legali e operativi perché scegliere un cloud sovrano semplifica la gestione della compliance e abbassa drasticamente i rischi di data breach normativo;
  • controllo reale sugli asset digitali in quanto la localizzazione dei dati in Italia/UE consente di avere auditing più rigorosi, governance più semplice e maggiore prevedibilità;
  • offrire servizi più sicuri per i clienti, infrastrutture conformi alle normative, meno complessità nella documentazione GDPR/NIS2, un vantaggio competitivo nel mercato locale.

La sovranità digitale non è una tendenza: è una necessità strategica per tutte le organizzazioni che vogliono proteggere il proprio patrimonio informativo e operare in un contesto normativo europeo sempre più rigoroso. Il cloud è il punto più critico, ma anche quello in cui è possibile fare la differenza scegliendo provider sovrani.

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